La libertà sindacale è un diritto fondamentale, non un privilegio. Eppure, nell’ordinamento militare italiano, una norma mette a rischio questo principio, consentendo l’esclusione arbitraria dei rappresentanti sindacali attraverso l’applicazione di sanzioni disciplinari di stato. Una situazione che desta preoccupazione tra le associazioni di categoria, portando l’On. Davide Faraone a presentare un’interrogazione parlamentare per chiedere la modifica dell’articolo 1477-ter, comma 2, lettera a), del Codice dell’ordinamento militare.
L’attuale normativa stabilisce che i militari che siano stati destinatari di sanzioni disciplinari di stato non possano essere eletti né ricoprire cariche direttive nei Sindacati militari. Una previsione che, a parere nostro, rischia di essere usata in modo strumentale, permettendo l’esclusione di dirigenti sindacali tramite provvedimenti disciplinari discrezionali, privi di un controllo indipendente.
L’Onorevole Faraone, attraverso la sua interrogazione, chiede difatti al Ministro della Difesa di chiarire quanti militari con incarichi direttivi nelle associazioni sindacali siano stati colpiti da queste sanzioni e quali misure intenda adottare il Ministero per garantire una maggiore equità, sottolineando la necessità di rivedere la normativa per assicurare criteri oggettivi e proporzionali, limitando l’ineleggibilità solo ai casi di condanne per reati gravi.
Questa interrogazione arriva a meno di un mese da un’altra iniziativa parlamentare sulla stessa problematica, segno di un’attenzione crescente sulla libertà sindacale dei militari, evidenziando la necessità di un intervento normativo per risolvere le criticità denunciate.
Sembrerebbe, secondo indiscrezioni, che a breve potrebbe essere presentata una nuova interrogazione sullo stesso tema, questa volta da parte di un esponente della maggioranza. Un’eventualità che rafforzerebbe ulteriormente la richiesta di modifica dell’articolo 1477-ter e renderebbe la revisione della normativa ancora più urgente.
Il tema sollevato dall’On. Faraone non riguarda solo pochi individui, ma il principio stesso della libertà di rappresentanza e difesa collettiva all’interno delle Forze Armate. L’azione parlamentare trova il pieno sostegno di tutto il S.I.A.M.O. Esercito, che ribadisce il proprio impegno nella tutela dei diritti dei militari. «Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo», diceva il Presidente Sandro Pertini. Una citazione che richiamiamo per sottolineare quanto sia cruciale garantire a ogni militare la possibilità di esprimersi e rappresentare i propri colleghi senza il timore di ritorsioni disciplinari.
La speranza è che questa battaglia possa tradursi presto in una riforma normativa capace di rafforzare la tutela dei diritti fondamentali all’interno delle Forze Armate, garantendo equità e giustizia nel rispetto della Costituzione.
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