Il 28 novembre nella sala Consiliare della Camera di Commercio Irpinia-Sannio si è tenuto un importante incontro Sindacale organizzato da Salvatore Margiotta Segretario Regionale CONFSAL Campania (Confederazione Generale dei Sindacati Autonomi dei Lavoratori), che ringraziamo per l’ospitalità, a cui ha partecipato il Segretario Generale Aggiunto Giuseppe SICIGNANO del SIAMO Esercito.
Un ricco dibattito impreziosito dalla partecipazione sei Segretari regionali Rosario Bonavita del SIAP, Tiziana Guacci del SAPPE per la Polizia Penitenziaria, Francesco Napoli del Sindacato dei Carabinieri NSC e Gaetano Ferrazzano del SIAF per la Guardia di Finanza.
Il dibattito ha posto l’attenzione sui nodi cruciali che gravano sul personale delle Forze Armate, di Polizia e del Soccorso Pubblico. Un confronto vivace e partecipato, che ha messo in luce molte criticità, e prospettive di intervento concrete su temi caldi, come il rinnovo contrattuale, la modernizzazione delle infrastrutture militari, fino alle criticità operative dell’operazione “Strade Sicure”.
Il rinnovo del contratto di lavoro non può essere considerato una semplice formalità amministrativa, ha affermato il Segretario Generale Aggiunto Giuseppe SICIGNANO. È necessario per rispondere ai cambiamenti economici e sociali del nostro tempo, adeguando diritti, doveri e retribuzioni ai bisogni reali dei lavoratori. Oggi, in un contesto economico segnato da un’inflazione forte che ha superato il 10% negli ultimi tre anni, i militari si trovano di fronte a una realtà che rende insostenibile il mantenimento del loro potere d’acquisto.
Garantire salari adeguati significa non solo tutelare la dignità dei lavoratori, ma anche rafforzare l’intera struttura sociale ed economica del Paese. Tuttavia, il rinnovo contrattuale deve andare oltre l’aspetto economico: deve includere misure di welfare capaci di sostenere il personale militare nei momenti cruciali della vita, dalla maternità alla pensione. Il S.I.A.M.O. Esercito insiste affinché il contratto ponga al centro l’essere umano dietro la divisa, riaffermando il principio che chi difende la Nazione merita di essere difeso nelle sue necessità. Una retribuzione equa non è un privilegio, ma un diritto fondamentale ha concluso SICIGNANO.
Il tema delle caserme è un altro nodo spinoso. Molte delle nostre infrastrutture militari versano in condizioni inaccettabili, spesso prive dei requisiti minimi di sicurezza e salubrità. Edifici obsoleti, mai ristrutturati, espongono il personale a rischi quotidiani, compromettendo non solo la loro sicurezza, ma anche la qualità della vita.
Un esempio eclatante è quanto accaduto a Persano lo scorso luglio, dove un incendio in un’area di stoccaggio di materiali ha messo in pericolo militari e famiglie. Episodi come questo non sono più tollerabili. Eppure, il progetto “Caserme Verdi”, avviato nel 2019 dal Generale FARINA con l’obiettivo di modernizzare 26 complessi militari da Nord a Sud, procede con lentezza esasperante.
La modernizzazione delle caserme non è solo una questione di sicurezza: è una necessità per rendere più efficienti le operazioni e migliorare la gestione logistica. È tempo che le promesse di rinnovamento si trasformino in realtà, con investimenti mirati che rispettino gli standard odierni e valorizzino il personale che lavora all’interno di queste strutture.
Quando parliamo di operatori e di sicurezza, parliamo di “Strade Sicure”. L’operazione “Strade Sicure” rappresenta un esempio emblematico e lampante dell’impegno delle Forze Armate a supporto della sicurezza del Paese. Tuttavia, dietro l’apparente efficienza di questa missione si celano problemi strutturali, logistici e organizzativi che non possono più essere ignorati.
Ci viene spesso segnalato che i militari impegnati in questa operazione operano con mezzi inadeguati, equipaggiamenti insufficienti e regole d’ingaggio che ne limitano l’efficacia. Nonostante le responsabilità loro affidate, questi uomini e donne devono affrontare un’eccessiva pressione psicologica, causata principalmente da ispezioni continue, più interessate spesso alla forma che non alla sicurezza durante lo svolgimento del servizio o al suo miglioramento e che si disinteressano invece quasi totalmente del benessere del militare impiegato. Turni massacranti, carenze di personale e condizioni operative sfavorevoli limitano l’efficacia di un servizio che potrebbe invece rappresentare davvero un punto focale sulla sicurezza del Paese.
Inoltre, le lacune sul fronte della tutela psicologica sono innumerevoli. Il continuo stress operativo, sommato alla gestione di situazioni di alta tensione, espone i militari al rischio di disturbi come il PTSD. Eppure, il supporto psicologico è spesso insufficiente o assente, lasciando il personale a gestire da solo le conseguenze di un impegno gravoso.
Dietro ogni uniforme c’è una persona con bisogni, diritti e aspirazioni, ha affermato SICIGNANO. Ignorare questo aspetto significa tradire il principio fondamentale che lega lo Stato ai suoi servitori. Le Forze Armate non sono un’entità astratta, ma una comunità di uomini e donne che dedicano la propria vita alla sicurezza e alla difesa del Paese, ha quindi concluso il Segretario Generale Aggiunto Giuseppe SICIGNANO al termine del dibattito.
Il S.I.A.M.O. Esercito continuerà a battersi affinché i militari siano valorizzati non solo come professionisti, ma anche come esseri umani. È ora che le istituzioni riconoscano questo valore e intervengano con azioni concrete. La sicurezza della Nazione dipende dalla sicurezza di chi la serve: è un principio semplice, ma imprescindibile.
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