Roma, 22.08.24. Nell’era dei grandi proclami di vicinanza verso le Forze Armate, dell’impiego costate del nostro personale in Italia e all’estero e delle proposte di ritorno alla leva “formativa”, testimoniamo un crescente numero di personale precario che attende una stabilizzazione occupazionale all’interno delle Forze Armate o delle Forze dell’Ordine, o almeno opportunità di impiego nel settore privato.
E mentre il personale del 1° e 2° blocco 2020, dopo tre anni di rafferma, lascerà il servizio attivo alla fine di ottobre 2024, alcuni di loro sono attualmente in fase di preselezione psico-attitudinale per il concorso VFP4, con un’età compresa tra i 24 e i 26 anni. Il 1° e 2° blocco 2021, dopo due anni di rafferma (meno rispetto ad altri corsi che ne hanno avuti tre), terminerà il servizio attivo nel febbraio 2025, sempre in fase di preselezione psico-attitudinale per il concorso VFP4 e per quelli nelle forze di polizia, con un’età simile. Infine, il 1° e 2° blocco 2022, con una sola rafferma, terminerà il servizio tra gennaio e ottobre 2025, anch’essi penalizzati rispetto ai corsi precedenti.
Insomma, una situazione a dir poco paradossale quella che stiamo vivendo attualmente nelle Forze Armate, in cui un giovane di 25 anni è considerato “troppo vecchio” per partecipare al concorso VFI, mentre un militare attivo di 50 anni e più viene considerato un “giovane lavoratore” che può continuare la carriera operativa.
Come se non bastasse, questi lavoratori con le stellette, arruolati in qualità di VFP1 e VFI, attualmente non hanno diritto alla tredicesima, agli straordinari o alla disoccupazione al termine della ferma contrattuale. Inoltre, non possono, secondo il Dicastero della Difesa, accedere ai benefici previsti dalla legge 104 per l’assistenza a disabili, genitori o familiari, come invece è garantito ad altri cittadini.
In una recente intervista, l’Autorità di Vertice ha evidenziato la carenza di arruolamenti, attribuendola alle disparità esistenti tra i militari e altri lavoratori, nonché rispetto alle forze di polizia. La situazione è aggravata dalle condizioni di vita in cui i giovani militari sono costretti a vivere: alloggi fatiscenti, estremamente caldi d’estate e freddi e umidi d’inverno, una problematica che abbiamo già segnalato come Sindacato e che riteniamo inaccettabile nel 2024.
Vista l’età media crescente, che si attesta tra i 26 e i 30 anni, molti giovani VFP1 non potranno partecipare ai concorsi per VFI. Riteniamo doveroso oltre che necessario che il personale del 1° e del 2° blocco 2020 sia mantenuto in servizio, tramite una rafferma concorsuale fino al termine dell’iter di selezione e che si estenda, anche in deroga, per non disperdere capacità e risorse, il limite di età per i concorsi VFI da 24 a 26 anni, e a 28 anni per coloro che hanno già completato il servizio VFP1. Inoltre, riteniamo fondamentale consentire al personale VFP1 in servizio attivo di presentare domanda interna per la transizione a VFI, come avvenuto già in passato nella transizione da VFA a VFP1, riducendo i costi legati alla selezione, riformazione e vestizione del personale.
Riteniamo inoltre che, in occasione dell’anno del Giubileo, in cui l’Esercito Italiano avrà un ruolo cruciale nell’Operazione Strade Sicure, siano aperti nuovi concorsi congiunti per VFI e VFT, per garantire un contributo di personale adeguato e per dare una concreta opportunità di carriera a chi ha servito con dedizione la Patria.
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