Roma, 11 luglio 2024 – Si è tenuto a Roma, presso la Funzione Pubblica, il quinto incontro per la definizione del contratto del personale delle Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare e delle Forze Armate.
In premessa, prendiamo atto favorevolmente delle recenti dichiarazioni del Premier Meloni in visita a Washington, nelle quali conferma l’impegno dell’Italia nel rispetto degli accordi dell’Alleanza Atlantica – che prevedono l’attestazione graduale del budget di spesa per la Difesa al 2% del P.I.L. nazionale – auspicando contestualmente che questi importi incrementali tengano conto anche della necessità di dedicare risorse adeguate per i non più rinviabili problemi di adeguamento stipendiale, compresa la partita della specificità e della previdenza dedicata e complementare di tutto il personale del Comparto Difesa e Sicurezza.
Ritornando ora in Italia, nonostante tutti i sindacati continuino a dichiarare che, a queste condizioni, il contratto non potrà essere firmato, il Governo insiste nella sua propaganda giornalistica, annunciando aumenti di circa 200 € al mese che, in realtà, non chiariscono completamente i fatti. Si tratta, nello specifico, di aumenti al lordo delle ritenute previdenziali, assistenziali e fiscali, che non rappresentano un reale miglioramento delle condizioni economiche del personale, soprattutto a seguito della perdita del potere d’acquisto determinatosi a seguito dal reale tasso di inflazione degli ultimi anni.
Per fare un po’ più di chiarezza, gli aumenti sinora paventati inglobano poi circa 30/35 euro lordi relativi alla parte accessoria, tra cui lo straordinario, non rivolto a tutti… Su tale ultimo punto bisogna poi chiarire che nonostante le recenti affermazioni di meraviglia del Premier Meloni sull’esiguità del compenso per ora di straordinario, l’odierno incremento consentirà di farlo salire di ben 36(trentasei) centesimi lordi l’ora.
Ed ecco che si ritorna ai famosi 165 euro lordi circa. Tale importo, al netto delle ritenute e della tassazione, rappresentano un aumento medio di circa 90 euro netti al mese con decorrenza da gennaio 2025, preso atto che per il 2024, dovendo detrarre l’anticipo una tantum ricevuto lo scorso anno, l’arretrato spettante non andrà oltre le 600 euro nette in busta paga.
I sindacati delle Forze Armate e delle Forze Polizia ad ordinamento militare, hanno manifestato e continuano a manifestare il proprio disappunto in ogni occasione. Tuttavia, il massimo rappresentante del Governo, il Presidente del Consiglio On. Giorgia Meloni continua a sottrarsi dall’incontrare i sindacati militari, nonostante abbia già incontrato quelli di polizia. Pertanto siamo tutti qui UNITI NEL CHIEDERE a gran voce un incontro con il Premier di “forma e sostanza”; definendo insieme un serio impegno ed un cronoprogramma teso recuperare il gap inflazionistico perso nello scorso triennio – rispondendo quindi alle nostre complessive richieste in tema di stipendi, specificità e previdenza- già dalle prossime leggi di bilancio.
Abbiamo quasi l’impressione che qualcuno pensi che la trattativa contrattuale possa essere ridotta alla sola percentuale di risorse da assicurare al trattamento fisso e accessorio e a qualche ritocchino, magari a costo zero, sulla parte normativa.
Come se non bastasse, la Legge 28 aprile 2022, n. 46, ora in larga parte trasposta nel Codice dell’Ordinamento Militare, presenta gravi e irragionevoli incongruenze rispetto alla funzionalità delle OO.SS.. Queste incongruenze, note e segnalate più volte, non sono mai state prese in considerazione seriamente dalla Politica, nonostante le diverse occasioni avute di modifica della legge, fatto che impedisce una concreta agibilità sindacale che unita alla non definita questione dei distacchi e permessi fa arrancare e limita fortemente le capacità di rappresentanza sociale.
A ciò si aggiunge che le Amministrazioni che dichiarano di avere a cuore il personale del Comparto, stanno approvando, senza alcuna condivisione con le OO.SS., un Regolamento per il personale impiegato in attività operative ed addestrative (art. 1475 co. 2 d.lgs. 15 marzo 2010, n. 66) che svilisce fortemente la nostra funzione.
Con un aumento del costo della vita in ascesa, uno stato di indebitamento in continuo aumento, i casi di separazioni, suicidi e problemi di salute in crescita negli ultimi anni, purtroppo sempre più tristemente e mestamente noti alle cronache, non possiamo accettare l’assenza di un reale dialogo basato sul confronto, sia con la Politica che con le Amministrazioni, e ribadiamo con fermezza la nostra volontà di non firmare il rinnovo del contratto a queste condizioni.
Continueremo a rappresentare il nostro personale in ogni sede, con partecipazione e abnegazione, restando disponibili ad aprire le porte al dialogo e al confronto senza chiusure e remore, purché dall’altra parte si ricominci ad ascoltare la voce forte delle nostre migliaia di iscritti.
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