Roma, 23 dicembre 2021 – Questa mattina presso il Ministero della Funzione Pubblica, i Ministri della Giustizia, della Difesa, dell’Interno, delle Finanze e della Funzione Pubblica hanno sottoscritto, insieme alle rappresentanze sindacali per le forze di Polizia ed ai COCER per le Forze Armate, il rinnovo del contratto di lavoro del comparto sicurezza e difesa per il triennio 2019-2021.
Questa Organizzazione Sindacale seppur accogliendo positivamente la notizia dell’accordo, giunto ricordiamolo in extremis in quanto rinnovato ma praticamente già scaduto tenuto conto che la sua copertura è il triennio 01 gennaio 2019 – 31 dicembre 2021, resta con tanta amarezza ed insoddisfazione non solo sull’aspetto prettamente economico, considerato insufficiente, ma soprattutto per quello giuridico-normativo a seguito del mancato riconoscimento di alcune misure volte alla tutela del personale militare, che in alcuni casi avrebbe portato per lo Stato un esborso economico veramente irrisorio, se non addirittura prossimo allo zero.
Gli aumenti medi mensili che emergono dalla lettura del provvedimento sono di circa 60 euro netti per tutto il personale mentre per altri, in aggiunta, sono state riconosciute e valorizzate le attività peculiari svolte in determinate aree di impiego ed il possesso di particolari brevetti, con l’incremento dell’indennità operativa di base o l’istituzione di specifiche indennità supplementari.
Per quanto concerne l’aspetto giuridico – fatto salvo il riconoscimento del “congedo solidale”, cioè la cessione delle ferie per assistere i figli minori con necessità di cura e assistenza costante, e la tutela della dipendente inserita nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere – manca un vero pacchetto di norme tese a valorizzare la tanto declamata specificità, riconosciuta ormai nel lontano 2010 e mai concretizzatasi veramente.
Le considerazioni sopra esposte sono ancor più evidenti e tangibili se il provvedimento in esame viene paragonato con il CCNL – Comparto Funzioni Centrali periodo 2019/2021 in fase di chiusura, il quale – come riportato sugli stessi siti istituzionali – oltre ad un similare incremento economico, prevede “…l’introduzione di una quarta area, ossia “l’area delle elevate professionalità”, la regolamentazione del lavoro agile, nel rispetto della soddisfazione di cittadini e imprese, un’attenzione maggiore alla formazione del personale, cruciale per sostenere la transizione digitale; una rivisitazione di alcuni istituiti normo-economici previsti dal precedente CCNL, come le assenze per malattia in caso di gravi patologie…”.
Non resta allora che sperare che la politica, già dal prossimo anno, accolga davvero sul tavolo delle trattative una parte importante della rappresentanza, quella dei sindacati militari, i quali a tre anni dalla sentenza della Corte costituzionale che ha aperto al loro riconoscimento, ancora non siedono al tavolo della concertazione a rappresentare gli interessi dei lavoratori militari, favorendo così, un vero confronto tra le parti sociali per la reale tutela di tutti gli uomini e donne in divisa, interessi che solo un vero sindacato può portare avanti con successo.
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