Comunicati stampa

Accesso alle mense di servizio delle FF.PP. e FF.AA. – Green Pass.

16 Agosto 2021

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Prof. Mario Draghi

presidente@pec.governo.it

AL MINISTRO DELL’INTERNO
S.E. Luciana Lamorgese

gabinetto.ministro@pec.interno.it

AL MINISTRO DELLA DIFESA
On. Lorenzo Guerini

udc@postacert.difesa.it

AL MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE
On. Daniele Franco

ufficiodigabinetto@pec.mef.gov.it

AL MINISTRO DI GRAZIA E GIUSTIZIA
S.E. Marta Cartabia

capo.gabinetto@giustiziacert.it

Oggetto: Decreto Legge n. 105 del 23 luglio 2021 “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche”. Accesso alle mense di servizio delle FF.PP. e FF.AA. – Green Pass.

Ill.mo Presidente, Signori Ministri,
consapevoli del momento particolarmente complesso e delicato che il Paese sta vivendo a causa della pandemia, nonché dell’importanza del rispetto delle misure di contrasto e prevenzione adottate, alle scriventi OO.SS. corre l’obbligo di segnalare le nostre forti perplessità in ordine ad alcuni provvedimenti emanati dalle Amministrazioni di Comparto, sul supposto e recente revirement del Ministero della Salute, circa l’applicazione del green pass anche nelle mense delle Forze di Polizia e dei Corpi militari. Nello specifico, la Segreteria del Dipartimento della Pubblica Sicurezza (cfr. atto allegato n. 555/I-DOC/Area I/C/DIPPS/FUN/CTR/3827-21 in data 14 agosto 2021), ha disposto sulla base di indicazioni fornite dal Ministero della Salute “[…] con decorrenza immediata […]” che “[…] la consumazione del pasto all’interno delle mense di servizio dovrà essere consentita solo a coloro che sono in possesso delle certificazioni verdi Covid-19”.

Anzitutto, la “specificità” dell’atto amministrativo testé citato per estratto, al netto di un mero rinvio a “indicazioni del Ministero della Salute”, contiene in sé un fumus di contraddizione in termini, poiché è notorio che le occasioni di contatto, anche prolungato, non siano riscontrabili soltanto nei locali adibiti a mensa di servizio (nei quali, tra l’altro, mediamente si staziona per 30 minuti circa), ma soprattutto nei luoghi abituali di lavoro (uffici, automezzi, unità navali, aeromobili, etc.), nelle camerate, negli alloggi di servizio e, non da ultimo, nei Penitenziari sovraffollati. Difatti, sussiste una certa sproporzione in un siffatto revirement, additando le mense quali “bersaglio prioritario”, senza contare che, verosimilmente, quegli stessi locali, per l’utilizzo particolare a cui sono destinati, sono oggetto di diuturne e reiterate operazioni di igienizzazione e sanificazione (si direbbe, molto più degli altri ambienti di lavoro o di alloggio).
Oltretutto, richiamando la normativa in titolo, è appena il caso di rimarcare la distonia di trattamento rispetto a fattispecie consimili. Segnatamente, ci riferiamo ai servizi di ristorazione/bar interni a hotels o strutture ricettive per i quali, ancorché limitatamente a chi vi alloggi, è escluso il regime Green Pass (così come lo è, allo stato, per accedere a Chiese, luoghi di culto, oratori).
Orbene, è di tutta evidenza che, rispetto alle mense di servizio di che trattasi, gli hotels e gli annessi ristoranti e bar, siano certamente più soggetti a frequenti “ricambi di utenza”, cui corrisponde l’intuitivo ed esponenziale aggravamento del rischio di contagio.
Ben diverso, invece, è ciò che accade nelle mense di servizio in parola, poiché – a differenza dei “turisti” – vi accedono esclusivamente quegli stessi lavoratori che prestano servizio, magari da decenni, nella medesima sede.
Nello stesso senso, sentiamo di condividere il cauto ottimismo partecipato, fra gli altri, dal Commissario all’emergenza straordinaria, sul raggiungimento degli obiettivi della campagna vaccinale, rimarcando che, in ambito intercompartimentale, le percentuali di personale vaccinato sembrerebbero notevolmente elevate (attorno al 90%), ragion per cui, interdire le mense di servizio a una ristretta minoranza appare ancor più stridente.
Inoltre, abbiamo evidenza che negli ambienti di lavoro vengano rispettati scrupolosamente le misure di contrasto alla diffusione del coronavirus (individuali e collettive), così come è evidente l’alto senso di responsabilità del personale tutto.
E ancora, è d’uopo richiamare le recenti direttive dei vertici di F.A. o F.P., attagliate alla normativa vigente che, stando al perentorio testo dell’atto del Dipartimento di P.S. menzionato in premessa, stanno procedendo anch’esse alla rivisitazioni della normativa interna, adeguandola a quella appena emanata dal Ministero dell’Interno, creando, tra l’altro, potenziali rischi di confusione interpretativa e d’applicazione (vedasi, es. problemi di somministrazione alternativa dei pasti, necessità di consumazione degli eventuali pasti in idonei locali, erogazione ticket restaurant, etc., dovuti anche alla peculiarità del servizio espletato) o, peggio, forme di discriminazione tra personale vaccinato e non.
Non va sottaciuto che l’alternativa per la consumazione del pasto, con modalità take way (sacchetto viveri in pratica), può sostituire in via del tutto eccezionale il pranzo o la cena, ma non può certamente costituire una modalità abituale per soddisfare il diritto al trattamento vitto.

Complice l’intrinseca complessità della materia e il rapido evolversi dei fatti, peraltro, le scriventi Organizzazioni sindacali auspicano una costante e sistematica verifica comparativa con la superiore normativa eurounionale in materia, garantendone il doveroso rispetto.
Pur non entrando nel merito delle scelte di Governo – per le quali, com’è giusto, dovrà assumersi oneri e responsabilità circa obblighi e esclusioni (se pur fortemente auspicabile, poiché ritenuto dalla scienza il mezzo prioritario di contrasto, non ci risulta che ci sia una norma che imponga a chicchessia o agli appartenenti al comparto un obbligo vaccinale) – le scriventi OO. SS. non possono esimersi dal rivendicare il ruolo di parte sociale, soprattutto in questo frangente e per queste delicate e complesse tematiche che impattano anche sui diritti fondamentali del personale.
E di questa mattina, infatti, una foto di alcuni colleghi, divenuta virale sui social, che li ritrae seduti su una scalinata e in piedi, fuori da un locale, mentre consumano il pasto. Purtroppo, è proprio questa l’immagine distorta degli operatori e del Paese che rischia di rubare la scena rispetto alle tante altre azioni positive che si compiono ogni giorno.
Signor Presidente del Consiglio, le scriventi OO.SS., ognuna nella propria autonomia giuridica e rappresentativa, fanno appello alla Sua sensibilità e al Suo elevato buonsenso affinché possa ricercare quel contemperamento delle esigenze rappresentate con il fine di salvaguardare, prioritariamente, la salute pubblica, ma anche il diritto e la dignità dei singoli operatori che, come è noto, operano in un regime di specificità di status e d’impiego, non di rado per far fronte ad esigenze imprevedibili e con orari certamente non programmabili.
Ritengono, in conclusione, di dover essere costantemente informate e preventivamente consultate per condividere, rappresentare e confrontarsi su tutte le scelte che riguardino il personale rappresentato, allo scopo di fornire ogni valido ausilio e costruttiva collaborazione, nonché per poter esercitare le loro prerogative sindacali.
In attesa di un intervento risolutivo della problematica, porgono deferenti saluti.

Roma, 16 agosto 2021

SIULPSIAPFNS CISLSINAFISIAMO ESERCITO
F. RomanoG. TianiM. VespiaE. TavernaD. Delcuratolo

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