“Nei giorni scorsi ho avuto modo di leggere una analisi puntuale e bene articolata dell’ultima stesura del progetto di legge all’esame della Camera. È stata elaborata dall’ultima arrivata delle sigle sindacali, il Sindacato autonomo militare organizzato Esercito (SIAMO Esercito) alla cui testa apprendo esserci due graduati, Silvestro Attanucci e Davide Delcuratolo. Già solo questo potrebbe spiegare perché certi generaloni paventino la catastrofe. Se dovessimo parlare in termini di materialismo storico qui saremmo al rovesciamento della prassi, ovvero “dove andremo a finire, signora mia”
“Il documento è interessante, e spero che molti decisori possano leggerlo, perché non sottolinea solo le limitazioni più macroscopiche, ma si sofferma su trappole semantiche sparse qua e là che nel nostro mondo di legulei potrebbero diventare dei pericoli mortali. Prendiamo il comma 1 dell’articolo 2 che parla dei principi di organizzazione delle associazioni militari. Oltre a quelli ovvi, già elencati nella Costituzione, “democraticità, trasparenza e partecipazione” ci aggiunge la “coesione interna, l’efficienza e la prontezza operativa”. Che sarebbe come dire che il sindacato dei ferrotranvieri dovrebbe scrivere nel suo statuto che si impegna per la puntualità, dei mezzi e il buon funzionamento dell’aria condizionata nei filobus. Oppure il comma 2 dell’articolo 5, dove si esclude la trattazione da parte del sindacato di materie “afferenti” (sic!) l’ordinamento, il rapporto gerarchico funzionale, l’impiego del personale.”
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